Giacomo Basso: Crisi economica e rispetto artigiano

La situazione economica è quella che è, molto preoccupante. Tremonti parla di un video game dove i mostri possono sempre arrivare.


Più o meno tutti abbiamo capito (più o meno) che questa congiuntura ha i suoi prodromi e le sue cause a livello internazionale e globale, ”bolla immobiliare” l’hanno chiamata, così come quella del 29 a Wall Street fu chiamata “bolla azionaria”. Con la globalizzazione non ci sono più, per nessun paese, situazioni di privilegio e riserve di copertura, il mercato detta le sue leggi e lo stesso Occidente a cominciare dall’America (da cui nasce la crisi), é in bilico, a rischio default, anche se non ci pare possibile.


Il nostro Paese, con il debito pubblico, che si ritrova, ereditato dagli sprechi del passato e la mancata crescita, dovuta ad una serie di concause, rischia di essere un “vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro” di manzoniana memoria. Se non ci fosse stato l’euro avremmo subito, una drammatica svalutazione come nel ’92, con effetti impensabili, invece con la moneta unica stiamo più riparati , ma dicotomicamente siamo comunque nel mirino, perché i nostri partner, soprattutto franco tedeschi, non si fidano e i nostri bond vanno a picco, nel famigerato spread, rispetto a quelli tedeschi più affidabili e la nostra borsa e i nostri titoli perdono percentuali mibtel incredibili. Da luglio é stato bruciato un terzo del suo valore, ormai di circa 300 miliardi.


I primi giorni di agosto, abbiamo vissuto come parti sociali, convocate dal Governo, giornate drammatiche, per una situazione che le manovre finanziarie hanno cercato di migliorare, ma la preoccupazione resta. Anche in questi giorni, i segnali sono di forte difficoltà. Il problema, banalmente, ci pare quello che di fronte ad un generale impoverimento, l’Italia è un po’ più povera di altri e che è necessario fare sacrifici e rinunce, solo che, ovviamente, purtroppo, non ci si mette d’accordo bene su chi queste rinunce le debba fare e in che quantità e in che misura. Le manovre sono cambiate di ora in ora, prima contributi di solidarietà, poi più Iva, poi festività abolite, poi pensioni ritardate e no contributi figurativi, poi cambia tutto (ma alla fine una quadra si è trovata).

Gli eurobond, sarebbero una soluzione, ma i tedeschi non li vogliono. Oltralpe ci guardano e ci giudicano non affidabili, la sfiducia cresce e i mercati ne risentono.


Eppure l’Italia ha un’economia forte e un risparmio solido. L’Italia settentrionale è la parte imprenditorialmente più dinamica dell’intera Europa, forse più della Germania, sicuramente più della Francia; abbiamo una Capitale che a livello di brand turistico, culturale e sociale vale una miniera d’oro (anche se spesso ci tafazziamo per campanilismo).


E’ vero, il Mezzogiorno vive una forte depressione, ma non solo per qualsivoglia ignavia, ma per ritardi, mancanze e problematiche ataviche, irrisolte e così irrisolvibili, anche se c’è tanta gente che vorrebbe fare e che fa, come i nostri eroici artigiani.


Su tutto, questo “stramaledetto” debito pubblico, con l’equilibrio del disavanzo da pareggiare nel 2013 e questa mancata crescita, dovuta ad una enorme evasione fiscale, alla troppa delocalizzazione e alla concorrenza scorretta, che ci viene fatta da nuove economie e nuovi mondi, dove la qualità non conta, ma conta il mero prezzo. In questi giorni Attali, se n’è uscito con l’uovo di Colombo, l’Italia deve far pagare le tasse e tagliare gli sprechi. Ma, poi, anche lui ammette l’emissione di titoli UE (Eurobond) sarebbe un passo determinante. Prodi da semplice economista parla di imposta patrimoniale e su quella immobiliare anche secondo noi ci sarebbe logicità convergente. Anche perché le società ad hoc che possiedono ville e yacht sono decine di migliaia.

Trichet ammonisce, Monti si preoccupa, insomma tutti dicono la autorevole loro, ( anche se poco si parla di macro Iva per i beni di lusso) ma qui non siamo in un simposio, non ci troviamo di fronte a un concetto filosofico economico assiomatico, ma a un qualcosa di sfuggente, ma concreto per conseguenze, perché il nemico non si sa bene chi è, tante volte è vestito da amico e spesso ce lo troviamo anche in casa, anche in un alter ego di noi stessi, che non vuole cambiare i suoi riferimenti e le sue abitudini e i paradigmi di difesa egoica, come fa appello il Presidente della Repubblica.


Si guarda alla Politica, e alle altre grandi crisi del nostro Paese come quello del dopoguerra, quella degli anni 70, e a quella dei primi anni Novanta cui si rispose prima di tutto con unità di intenti, mentre adesso spesso e volentieri c’è disunione, il cui germe è stato lasciato crescere superficialmente troppo in fretta e troppo a lungo. Chi scrive con i suoi collaboratori rappresentando CASARTIGIANI e nel contesto di Rete Imprese Italia, rinunciando e volentieri a tutte le vacanze, ha espresso in tutte le sedi e in tutti i contesti le proprie posizioni, le nostre preoccupazioni e le nostre aspettative con coerenza obiettività e determinazione, e adesso non resta che aspettare l’approvazione della manovra, con la speranza di trarre un sospiro di sollievo. Anche perché, noi, rappresentanti artigiani, non abbiamo dimenticato di chiedere tutto quello che la nostra gente legittimamente si aspetta e cioè una riduzione della pressione fiscale (si è capito finalmente che l’evasione non è tra gli artigiani ma altrove e cioè nelle società di comodo) un maggior credito bancario (se le banche, come adesso in parte e alcune fanno, avessero sorretto ancor più l’impresa invece di avventure macro finanziarie) una definitiva sburocratizzazione e così continuando. Noi abbiamo solo capito, che questo è il momento di uscire tutti insieme dalla crisi presto e bene.

Poi riprenderemo le legittime rivendicazioni. Però, anche in questa situazione, visto che come dice il saggio il momento della crisi è quello della crescita etica e culturale, dobbiamo e vogliamo trovare qualcosa di positivo. Fermo restando, però che le situazioni imprenditoriali individuali di difficoltà, ci vedono non solo partecipi e compenetrati, ma attivi con le nostre associazioni e le nostre migliaia di addetti, operatori, assistenti che a vario titolo e per varie figure lavorano e si impegnano per e con Casartigiani, che ormai è una straordinaria importante realtà rappresentativa con i suoi 186.500 iscritti. Nessuna nostra azienda associata è stata lasciata sola, nessuna nostra impresa ha trovato assenti i nostri operatori, che ringraziamo.


Cerchiamo di trovare qualcosa di positivo in questa situazione, perlomeno, sul piano etico. Nella manovra il Governo (ma in generale tutta la politica) ha “rispettato” gli artigiani e i piccoli imprenditori. Se penso, che la grande novità di Rete Imprese Italia, è nata proprio per contrastare con l’unità rappresentativa, provvedimenti che individuavano negli autonomi il male endemico della nostra economia, soprattutto in termini di evasione, vedo che qualcosa è cambiato da tutte le parti politiche e soprattutto da chi governa.


Si è pensato a una riforma degli studi di settore, è vero, ma solo se concordata tra le parti e niente altro. Finalmente si è capito che l’evasione sta nelle società di comodo, che gli sprechi stanno nella P.A. (anche se poco è stato fatto) e che le pensioni vanno rimodulate, anche se ancora non lo si è fatto, ma che gli artigiani sono una straordinaria risorsa, che le PMI sono la sola vera ricchezza dell’Italia, che ogni singolo imprenditore deve essere ringraziato e salvaguardato.


Questo ci fa dire di aver fatto bene il nostro lavoro rappresentativo ed “educativo”. Vent’anni fa si diceva “bisogna instillare la cultura imprenditoriale”, “bisogna cambiare mentalità”. Bene, le premesse necessarie erano queste il rispetto e la considerazione per l’impresa e per gli artigiani che ne sono il nocciolo.


Adesso, finalmente, il nostro lavoro, la nostra intrapresa è rispettata come il lavoro dipendente e le professioni. Ci vuole, adesso, formazione e università, cultura e società, ma intanto cominciamo da questo rispetto Artigiano.
Se questo cursus filosofico ed estetico continuerà, tra vent’anni ancora, ci troveremo, forse, di fronte ad una Italia cambiata, in cui in nostri giovani, non saranno più solo precari come avviene in molte aree del Paese, pur qualificati, alla ricerca di un posto fisso, ma per la gran parte imprenditori. Ma, non solo, per genio di intuizione e improvvisazione, ma per pianificazione.


I nostri artigiani non saranno più come i marinai, in un mare che si è fatto troppo grande e periglioso, che escono con piccole barche con la rete la cui trama é fatta di volontà e l’ordito di sagacia, alla ricerca disperata, a volte drammatica di risorse. Perché una cosa è certa la vocazione imprenditoriale, come ce l’hanno gli italiani non ce l’hanno i tedeschi né i francesi né altri. Noi siamo l’Italia, quella che con il Rinascimento ha rinnovato la civiltà. Noi, siamo il centro culturale dell’impresa.


Noi, che avremo operato, che avremo intrapreso, che avremo combattuto in questa epoca di transizione, un po’ come fanno i gregari, saremo stati importanti, sennò saremo giudicati.
È quando si cambia il destino, che ci si commuove, é quando si fa la cosa giusta che si raggiunge il risultato. Dateci sostegno, dateci forza a che la crisi passi presto.


dott. Giacomo Basso – Presidente nazionale Casartigiani

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