Imposta sulla pubblicità

Autorevole intervento della Corte di Cassazione in materia di imposta comunale sulla pubblicità. La Suprema Corte si è pronunciata di recente su un aspetto particolare e significativo delle modalità di tassazione delle insegne, escludendo dalla superficie presa a base per commisurare l’imposta quella occupata dalla cornice del mezzo pubblicitario.

Ora la Cassazione interviene con la sentenza n. 23890 del 19 novembre c.a. della sua Sezione Tributaria, per confermare che “Se, quindi la faccia dell’impianto si compone, per esempio, di uno spazio destinato alla pubblicità e di una cornice da esso distinta ed oggettivamente inidonea ad essere utilizzata per la diffusione dei messaggi, l’imposta dovrà essere commisurata soltanto in relazione al predetto spazio”.

Il principio applicativo offerto dalla Corte di Cassazione può essere utilmente dedotto, dalle imprese interessate, in eventuali iniziative contenziose attivate per contestare capziose interpretazioni degli enti impositori e dei concessionari della riscossione finalizzate ad estendere impropriamente l’area tassabile delle insegne.

La sentenza, inoltre, contiene una ulteriore significativa precisazione. Si afferma che l’ente impositore, il Comune, non può certamente derogare ai criteri di tassazione stabiliti dalla legge (decreto legislativo n. 507 del 1993) in sede di regolamento comunale; con il che si lascia impregiudicata  la possibilità di opporsi, attraverso l’impugnativa di atti di accertamento dell’imposta presuntivamente dovuta, a regolamenti comunali non coerenti con il dettato della disciplina fissata dalla legge richiamata.

 

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